SINEMAHLezioni
Da OZU a KUROSAWA, i grandi del cinema giapponese
Nel 1951 venne dato a Venezia il Leone d’Oro a uno sconosciuto giapponese di nome Akira Kurosawa per un film che sembrava scritto da Pirandello , ovvero Rashomon, il “ Così è se vi pare” del cinema giapponese, dove anche un fatto oggettivo come un omicidio ha definizioni e contorni del tutto diversi in funzione della diversa prospettiva di chi guarda, della sua particolare condizione sociale e psicologica. Acceso il faro sul Giappone in molti cominciarono a proseguire nella scoperta e si avvidero che il cinema del sol levante era stato colpevolmente trascurato a cominciare da colui che può essere considerato il padre artistico di un’intera generazione e il maestro che già prima della guerra aveva tracciato la via per un cinema sublime, con opere che avremmo visto tardivamente solo a partire dagli anni 50. Si chiamava Kenji Mizoguchi e i suoi film, quasi tutti girati negli anni trenta e quaranta, costituirono una delle più belle sorprese per critica e pubblico europei i quali videro per la prima volta sullo schermo il Giappone delle tradizioni rigide e intramontabili con il loro carico di discriminazioni, di persecuzione e sofferenza di un popolo lontanissimo dal potere. “Vita di O -Haru donna galante” , “I racconti della luna pallida di agosto” , “L’intendente Sansho” aprirono la porta della storia immobile del paese agli occhi di chi fino ad allora l’aveva ignorata. Poi l’attenzione verso l’estremo oriente non è mai più declinata anche per il successo internazionale di alcuni di loro in particolare Kurosawa accolto e sostenuto in America nella realizzazione dei suoi spettacolari kolossal sul medioevo , film come “Kaghemusha, l’ombra del guerriero” o “Ran” che fecero il giro del mondo. Ma mossi da questa nuova curiosità non ci saremmo persi neppure Kow Ichikawa autore di uno struggente capolavoro sulla guerra e sulla sconfitta come “L’arpa birmana” e Yashujiro Ozu, colui che ci porta negli interni domestici della famiglia piccolo borghese giapponese con i suoi grandi e piccoli drammi quotidiani . E siccome quel popolo è quasi sempre seduto sul tatami, Ozu filma tutti quanti con la cinepresa alla stessa altezza, cioè per terra , per cui assieme ai personaggi attorno ai loro minuscoli tavolini ci siamo anche noi, così vicini a loro da sembrare vecchi parenti.
