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Dopo la grande depressione: il cinema USA del New Deal di Roosvelt
L’America impiegherà dieci anni a riprendersi dalla crisi del 29 e dalla grande depressione che la travolse dopo il famoso lunedì nero e il crollo di Wall Street , ma a partire dal primo mandato di Roosevelt nel 1932 iniziò un percorso di rilancio dell’economia e di rinascita del paese basato sul recupero di quella fiducia e ottimismo che gli americani avevano perso. Il new deal fu appunto un patto con la nazione a cui il presidente volle restituire la convinzione di potercela fare e di uscire dalla tragedia della depressione, quindi un cambiamento delle logiche economiche ma anche uno stimolo al pensiero del popolo, un sovvertimento culturale. Il cinema naturalmente dette, in questo senso, il suo contributo, divenne convintamente roosveltiano e lo fece anche con una certa facilità dopotutto, essendo da sempre permeato da valori positivi, da fiducia nel futuro e dall’American dream. Si mosse così su più fronti, ognuno scelse la via più consona alle proprie ispirazioni, ma si può dire che tutta Hollywood si fece carico del problema di riportare la nazione agli antichi fasti e di ridare speranza a un pubblico depresso. Il musical, con le sue modalità evasive, volle trasmettere spensieratezza e gioia che sono prodromi di una visione positiva delle cose, lo fece in modo magistrale, grazie al talento di un Busby Berkeley o di un miracoloso Fred Astaire , colui che volteggiava ignorando la gravità e che emanava una tale sensazione di leggerezza capace di azzerare nel pubblico il peso del mondo. Poi fu il turno degli eroi dell’americanismo e dell’individualismo, coloro cioè che percorsero il paese, lo conquistarono e lo misero a disposizione delle future generazioni, ovvero i pionieri dell’ovest ardimentosi e del coraggiosi.. Celebrarono questi eroi americani artisti immortali come John Ford e Haward Hawks, che proposero a tutti di ritornare come allora, senza paura davanti alle avversità. Infine fu la volta di Frank Capra, il più rooseveltiano di tutti, con i suoi racconti di uomini che non si danno mai per sconfitti, che non perdono mai la speranza e la fiducia nel sistema, che ritengono che con l’ottimismo e la determinazione si rimettono in sesto anche situazioni del tutto avverse, apparentemente irrimediabili. E quando è necessario, l’uomo qualunque , ovvero Mr. Smith , non ha remore nel partire e andare a Washington per mettere le cose a posto.