SINEMAHLezioni

Da Marlon Brando ad Al Pacino: lo stile “Actor’s Studio” della recitazione

La fama dell “Actors studio”, fondato da Elia Kazan nel 1947, diretto per più di trent’anni da Lee Strasberg, applicando all’ossessione il metodo inventato dal regista russo Konstantin Stanislavskij, ha acquisito una fama universale, sia perché da quella scuola sono passati quasi tutti i divi di tre generazioni, sia perché il famoso “ metodo” fu davvero qualcosa di unico. Lo fu al punto che nel linguaggio comune di quel mondo, quando si parla di Actors Studio, il nome del regista e teorico russo che ha descritto quella particolare maniera di recitare è completamente dimenticato, per cui nessuno parla di metodo Stanislavskij , ci si ferma prima : Marlon Brando e Al Pacino recitano in modo evidente sulla base degli insegnamenti del “ metodo”. Si va all’Actors Studio “ per imparare il “metodo” e ci vanno quasi tutti , dei più celebri non manca praticamente nessuno, da Brando a Paul Newman, a Robert Redford, Steeve Mc Queen, Jane Fonda, alla Monroe della prima generazione, ai vari Al Pacino, De Niro, Duvall della seconda, a Sean Penn, Brad Pitt, Harrison Ford, della terza. E via elencando. Il principio basilare del metodo è la ricerca totalizzante, si potrebbe dire paranoica, dell’immedesimazione dell’attore nel personaggio, che deve essere fisica ma soprattutto interiore, un’elaborazione psichica che l’attore deve perseguire anche al di fuori del set, portandosi il personaggio a casa , di notte e di giorno per sostituirsi a lui in tutti i modi. Non una semplice imitazione dunque, ma qualcosa di più. Un procedimento faticoso, costoso che ha generato talvolta anche qualche disturbo della personalità dell’attore ma che è risultato vincente per il raggiungimento del massimo realismo psicologico del personaggio, per la capacita di individuarne la sua verità profonda e complessa, per la forza emozionale che ne consegue, laddove i personaggi sono veri, intensi , sfaccettati, stimolanti. Un esempio? Ce ne sono a centinaia, ovviamente, ma può valere la pena rivedere con questa lente il De Niro – Jack La Motta di Scorsese, dove è davvero difficile separare l’uno dall’altro.