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LA COMMEDIA ITALIANA, la risata amara di una nazione allo specchio

Negli anni 50 e 60 l’Italia conosce uno dei suoi più rilevanti periodi di trasformazione e sviluppo che di fatto stabilirà i connotati e le peculiarità del paese e dei suoi abitanti anche negli anni successivi, praticamente fino ad oggi. Una crescita economica ,una modificazione del territorio e un sovvertimento
culturale di inaudita portata che ,come tutti i grandi cambiamenti , renderà l’Italia più benestante ma  non senza conseguenze e senza quel carico di opportunismi, immoralità, corruzioni e malaffare di cui gli italiani faranno fatica a liberarsi in futuro. Il cinema non poteva mancare a un appuntamento storico così denso di implicazioni politiche, sociali e culturali e rapidamente si attrezza per raccontare come il cosidetto boom abbia in un ventennio conferito un volto del tutto nuovo e sovente disdicevole al popolo italiano. Ma sorprendentemente lo fa con un approccio meravigliosamente creativo affrontando cioè i difetti nazionali che si stanno definendo sulle ali del benessere con uno spirito critico acuto e inesorabile sorretto non dalla severità ma dall’ironia, dal sarcasmo dalla beffa amara e talvolta tragica. Un gruppo di registi, da Monicelli a Scola, sceneggiatori da Age e Scarpelli a Rodolfo Sonego e attori da Sordi a Gassman , tutti di taratura straordinaria e inimitabile saranno lo strumento di questo percorso di rilevanza assoluta sia per qualità che per quantità di opere. Per vent’anni il pubblico al cinema ha potuto guardarsi allo specchio e scorgere tutti vizi e qualche virtù del paese, lo farà senza disporre di attenuanti perché la commedia italiana non fu disponibile al compromesso , ma senza rinunciare al divertimento , allo spettacolo intelligente, alla risata, anche se decisamente amara.