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Da Salvatore Giuliano in poi, il grande cinema italiano dell’impegno civile

Negli anni 60 e 70 il cinema italiano visse momenti di grande splendore. Da una parte la commedia italiana mantenne alta l’immagine del nostro cinema nel mondo dopo il neorealismo. Dall’altra il cinema di impegno civile, capace di indagare e raccontare la storia recente, senza censure e accomodamenti, di riportare sugli schermi la verità anche quando per farlo ci volle coraggio. Si trattava infatti di sfidare
il potere, le sue malefatte,  i suoi depistaggi e portare alla luce ciò che era stato nascosto.  Il regista che più di tutti dedico il suo impegni in questa direzione fu Francesco Rosi che inaugurò il filone con un capolavoro, tutto dedicato all’oscura vicenda di Salvatore Giuliano e della strage di Portella della ginestra. Ma poi molte altre furono le opere importanti e molti i registi che lasciarono una traccia.
Da Giuliano Montaldo Di Sacco e Vanzetti, a Florestano Vancini di Bronte, cronaca di un massacro, a Vittorio De Seta di Banditi a Orgosolo, al grande Elio Petri di Indagine su di un cittadino…. Non un genere ma un percorso comune di intellettuali che sapevano guardare al mondo con occhio critico e e passione politica.