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Il Neorealismo: un cinema del reale nel paese che prova a rinascere

Quando nel 1943 esce Ossessione di Luchino Visconti, il regime non si accorse subito della carica eversiva del film che così per pochi giorni fu proiettato in alcune sale davanti a spettatori stupiti. Dopo vent’anni di cinema insulso lontano anni luce dalle condizioni di vita degli italiani e dalla tragedia della guerra, Visconti filmava uno sconfortante e desolato paesaggio rurale dove uomini e donne manifestano in modo evidente la loro condizione di povertà esistenziale e di miseria morale. Di fatto è l’inizio del neorealismo , cioè di quel cinema che, in deciso contrasto con il racconto evasivo e falsificato che lo schermo fascista ha fatto della realtà, si ripropone di ripristinare il vero, che in quegli anni non può che essere la fotografia di un paese in ginocchio. Durerà pochi anni e i film non saranno molti ma Visconti, De Sica, Zavattini, Rossellini daranno vita a un impegno artistico che renderà celebre il cinema italiano nel mondo per la sua capacità di raccontare il reale di una Italia sconfitta ma in procinto di rinascere, per la sua vicinanza agli umili e per un canone estetico del tutto innovativo e sorprendente.