SINEMAHLezioni

K. KIESLOWKJ: i 10 comandamenti laici di un autore da non dimenticare

Assieme a Waida, Zanussi, Polanskj , Sthur e Skolimowskj , Krzysztof Kieslowski è protagonista di quella generazione del cinema polacco del dopoguerra che ha ottenuto risultati di grande valore artistico e una importante notorietà internazionale quando le loro opere hanno raggiunto gli schermi di tutti i paesi europei . Kieslowski tuttavia è stato scoperto più tardi di altri e anche in Italia abbiamo dovuto aspettare la metà degli anni 90 per conoscerlo quando sono arrivati i suoi magnifici “ La doppia vita di Veronica “ e “ Tre colori” , realizzati in Francia dove si era stabilito ormai da anni. Grazie al successo di questi film dotati di un robusto sostegno produttivo e da attori molto noti come Trintignant e Binoche , anche da noi è arrivata la notizia che in precedenza, ancora in Polonia, il regista aveva girato per la tv del suo paese una specie di serie , come diremmo oggi, dedicata incredibilmente ai 10 comandamenti e che, come tale, oggi forse avrebbe qualche problema ad essere distribuita da Sky o Netflix. Ma se pensate a Cecil B. De Mille naturalmente siete fuori strada , il precetto religioso non è altro che un pretesto morale per dare vita a un racconto dove Kieslowski propone il tema della complessità , dell’imprevedibilità, della casualità della vita , tutti aspetti che confliggono con lo schematismo della dottrina che attribuisce al mondo due soli riferimenti , il male e il bene. Ecco perché l’etica laica risponde con migliore approssimazione alla variabilità e alla contraddittorietà dell’esperienza umana, in quanto capace di entrare nel merito , di distinguere, di cercare la responsabilità ma anche le attenuanti, di considerare anche il caso come parte rilevante del destino umano. Un’opera particolare nella sua struttura di 10 film di circa un’ora ciascuno ma unica per la sua intensità narrativa , sostenuta da una sceneggiatura senza eccessi e dove i dialoghi hanno una funzione emotiva oltre che descrittiva. Troviamo molte riflessioni morali nel lavoro di Kieslowski e siamo costantemente invitati a esercitare il dubbio ogni volta che siamo chiamati a giudicare, così come ad essere compassionevoli nei confronti sia di chi è stato punito dalla vita sia di chi ha su di sé una colpa indiscutibile.