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Un grande sceneggiatore: William Shakespeare

Era inevitabile che il cinema guardasse all’opera del grande drammaturgo che per le sue dimensioni, temi, idee, personaggi e riflessioni sulla condizione umana costituisce una fonte di ispirazione praticamente inesauribile. Fu del tutto naturale che il cinema non potesse resistere agli intrecci, alle avventure, agli amori eterni e agli odi inestinguibili, alle passioni e alle pulsioni di quel pantheon di personaggi così profondamente radicati nella cultura occidentale al punto da rappresentare dei veri e propri archetipi del nostro immaginario. Storie avvincenti dove non manca mai il pensiero profondo capace di mettere in campo la scelta etica, il dubbio morale, il conflitto tra il bene e il male, dove quest’ultimo prevale come destino tragico dell’umanità. Il richiamo è stato tale per cui anche registi dotati di grande creatività hanno trovato nel teatro shakespeariano le vicende utili alle loro finalità artistiche, come nel caso di Orson Welles, che realizza un “Otello” ineguagliabile per forza visiva e tensione drammatica. Ma anche quando gli autori non avevano la statura del grande regista americano i risultati sono sempre apprezzabili, il tocco magico dei testi impedisce gli sbandamenti e al contrario tiene costantemente in riga lo sviluppo del film, la sua tensione interna, il suo pensiero. Impossibile fare un elenco, solo di “Amleto” esistono diverse versioni anche se la più celebre è quella di Lawrence Olivier, ma non è da meno il “ Riccardo III” su cui Al Pacino compie un’operazione del tutto originale e dal carattere didattico. Come infinite sono le versioni di “Macbeth “ e di “Giulietta e Romeo” tra cui il film appassionato che Zeffirelli realizzerà nel 68. La ricchezza dei temi è data dalle mille sfumature che si ritrovano nell’opera di Shakespeare e lo dimostra Tom Stoppard che prende due personaggi marginali dell’”Amleto” e ne fa i protagonisti del suo “ Rosencranz e Guilderstein”, del 1990, uomini la cui volontà è del tutto in balia del destino.