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Un mito alla volta: IL CAVALIERE DELLA VALLE SOLITARIA ( Shane, 1953)

E’ un film del 1953 di George Stevens, un regista di una certa fortuna nella Hollywood di quegli anni, ma forse è lecito chiedersi se ha il diritto di essere inserito in questa particolare sezione dei dieci grandi film da ricordare. Forse no, se ci si attiene esclusivamente al film, un western ben riuscito ma decisamente accademico dove un cavaliere solitario, come la valle del titolo, rimette le cose a posto laddove i soliti allevatori opprimono i poveri agricoltori che non vogliono andarsene e liberare le terre per i pascoli. Poi per la verità troviamo anche qualche momento di originalità come nella presenza ripetuta nell’inquadratura della visione in soggettiva del bambino, quindi dal basso che conferisce ai suoi, e ai nostri occhi, un’enorme importanza agli adulti e in particolare all’adorato Shane, intrepretato da Alan Ladd, notoriamente piuttosto piccolo ma che ripreso in quel modo occupa in pieno lo schermo e riesce a diventare carismatico ed eroico in misura sufficiente. Ma l’interesse per questo western è di carattere più ampio, può infatti essere preso ad esempio di una Hollywood che non c’è più, ovvero di quel mondo scomparso che fino agli anni settanta diffondeva per il mondo una quantità rilevante di un cinema di intrattenimento intelligente, senza pretese culturali, ma di grande forza emotiva , capace di attrarre un pubblico illimitato. Chi non è più giovanissimo può ricordare quegli anni in cui il cinema americano, dichiaratamente evasivo possedeva una sua dignità formale e sostanziale, certo molte volte con scopi consolatori, ma lontano mille miglia dalle produzioni di oggi, elaborate col digitale e configurate in trame fastidiosamente semplificate.