SINEMAHLezioni
Un mito alla volta: NASHVILLE ( Nashville ,1975)
Robert Altman ricostruisce la cinque giorni di festival della musica country che si svolge ogni anno nella capitale del Tennessee, ricreandone le caotiche atmosfere, l’accorrere da ogni dove di migliaia di fans, le esibizioni e gli esibizionismi delle star, le velleità e le miserie di aspiranti al successo, disposti a tutto per qualche momento di celebrità. Come se non bastasse si aggira tra la folla, per preparare un grande comizio, il candidato politico alle primarie per le presidenziali che aumenta ancor più la confusione, la sovrapposizione di situazioni, dialoghi, sentimenti, azioni, musiche e rumori. Non sappiamo quanti registi saprebbero padroneggiare un simile caos, forse nessuno perché questo è il cinema di Altman e solo lui sembra trovarsi a suo agio in un contesto in cui la narrazione è destrutturata in mille occasionali momenti e in cui un personaggio, un dialogo, una canzone, un umore, un’emozione, un conflitto riescono a trovare evidenza in modo apparentemente scollegato da tutto il resto. Ma la mirabile maestria di questo grandissimo autore, sta proprio nella capacità di ricostruire, con tutte queste mille tessere fugaci, un potente affresco visivo e sonoro in cui alla fine, guardato ed elaborato nella sua completezza, scopriamo l’anima di un popolo e di una nazione. O meglio una certa anima dell’America, il cui ritratto ironicamente impietoso balza ai nostri occhi con grande chiarezza, nonostante la sensazione di essere stati coinvolti in una specie di babele primordiale. Il substrato conservatore, pregiudizievole, violento, immorale e crudele di un paese che ha perso il suo sogno e che sembra non trovare una via pacifica o solidale all’esistenza, è inNashville esposto senza indulgenza alcuna, e neppure il sottofondo apparentemente divertito che accompagna tutto il film ammorbidisce il suo dichiarato intento polemico, la sua vis caustica e corrosiva.